mercoledì 3 aprile 2013

Bozza del discorso

Ho latitato per diverso tempo, ora capirete il perché.
   Questo sarà il discorso che domani proverò ad esporre di fronte alla Commissione di Laurea, mi ha portato via il tempo libero che solitamente dedicavo a scrivere qui sopra, e per rifarmi lo posto qui il giorno prima di questo evento.
   Ho scelto di trattare questo argomento un po' per passione, un po' per esprimere un concetto sempre attuale, al quale andrebbe dedicato molto tempo per trovare una chiave risolutiva al problema.
Di che argomento sto parlando? Leggete e capirete.

"Già al tempo di Montesquieu, lui stesso diceva che i politici di oggi ci parlano solo di manifatture, di commercio, di finanze, di ricchezze e perfino di lusso. In una società di questo genere, sulla virtù, che è il principio del governo repubblicano, prevalgono l’ambizione e l’avidità di tutti; si diffonde il desiderio di possedere ed il tesoro pubblico diventa patrimonio dei singoli. Quindi crede che gli uomini sarebbero stati costretti, in futuro, a vivere sotto il governo di uno solo se non avessero studiato una diversa forma di costituzione. Riferendosi alla repubblica federativa. Questa forma di governo ha origine da una convenzione in base alla quale numerosi corpi politici consentono a diventare parte d’uno Stato più grande che tutti insieme intendono formare. La Repubblica federativa, per Montesquieu, rende possibile la democrazia nei tempi moderni. Questo perché può mantenersi integra nella sua grandezza senza corrompersi dall'interno, infatti, se qualche abuso si introduce in una parte della confederazione viene corretto dalle altre, rimaste sane.

Arrivando quindi ai giorni nostri, è la controversia tra Grimm e Habermas a tener aperta questa discussione. Il loro dibattito risale al 1995, quando i due svilupparono una polemica sulle pagine dell’”European Law Journal”, trattando temi che interessano tutti i principali paesi europei.
Grimm partì dalla classica distinzione tra costituzione, intesa come fondamento giuridico dello Stato, e il trattato, inteso come fondamento giuridico delle istituzioni internazionali. Ma aveva subito individuato il nodo centrale dell’identità istituzionale dell’Europa nella separabilità della costituzione dallo Stato.
Si da però il caso che, nonostante fosse composta da stati, l’Unione europea non sia essa stessa uno Stato. E, anche se dotata dagli Stati membri di prerogative sovrane, la Comunità europea esercita poteri che non sono disciplinati dal diritto costituzionale.
Lo status istituzionale dell’Unione europea appare di conseguenza segnato da una contraddizione strutturale: da un lato, l’Unione europea è un’organizzazione sovranazionale fondata sui trattati, dall'altro la Comunità, pur senza essere uno Stato dispone di competenze di dominio un tempo prettamente statuali, producendo normative di diritto europeo vincolanti per gli Stati membri.

Date queste premesse, un processo di costituzionalizzazione volto a conferire all'Unione europea i caratteri di uno Stato federale, non appare a Grimm, data l’inesistenza di un popolo europeo, un obiettivo realistico: Grimm, infatti, riteneva che un processo di costituzionalizzazione volto a conferire all'Unione europea i caratteri di uno Stato federale sovranazionale non rappresentasse un obiettivo realistico dato che, un processo del genere deve necessariamente risalire a un atto del popolo, e data l’inesistenza di un’omogenea comunità popolare europea, la nascita di una costituzione europea e la trasformazione dell’Unione europea in uno Stato federale sovranazionale non è auspicabile come obiettivo a breve termine, per la sola e decisiva ragione che il suo grado di legittimazione sarebbe inferiore a quello degli Stati-nazionali, e con ciò diminuirebbe anche la sua capacità di risolvere i problemi.

Nella direzione opposta, invece, viaggia la considerazione di Habermas a proposito della nascita di uno Stato e di una Costituzione europea, il quale crede che questo determinato processo deve essere diametralmente rovesciato, nel senso che sono le istituzioni che producono il popolo, e pertanto rivendica l’esigenza di una costituzione europea quale mezzo necessario per la formazione di una società e cittadinanza europea. La proposta teorico-politico habermasiana intende, quindi, l’identità collettiva come una conseguenza piuttosto che una premessa della costituzione della cittadinanza democratica; considerando possibile la formazione di una “nazione di cittadini” tenuta insieme dal “patriottismo costituzionale” come la più adeguata soluzione a fronteggiare le sfide del “pluralismo culturale e ideologico” di una società sempre più differenziata e complessa.
L’Unione europea che si è venuta a delineare nel corso del dopoguerra, rappresenta un modello istituzionale assolutamente inedito nella storia politica e costituzionale; gli Stati nazionali hanno certamente perso buona parte della loro sovranità, senza però che essa sia stata trasferita a nessun altro. Vi è stata, in altri termini, una “dispersione di sovranità”, o meglio, una “dispersione dei valori”. L’Unione costituisce l’esempio forse più analiticamente identificabile di quel fenomeno del nostro tempo che alcuni studiosi definiscono come "multilevel systems of government", “sistemi di governo multilivello” che corrispondono ad una fase di interrelazioni umane esorbitate dai confini nazionali, che trovano, perciò, la loro regola in livelli diversi.
L’esigenza posta con forza da Habermas è che l’unità economica dell’Europa rischia l’implosione se non si pone all'ordine del giorno il problema della sua natura politica, per una ragione realistica, rigorosamente strutturale-funzionale: una società puramente economico-mercantile è sul piano teorico un perfetto controsenso, sul piano politico-ideologico la più illusoria delle utopie.
In questa situazione, il Vecchio continente si affaccia sulla scena del mondo globale senza una fisionomia politica precisa: non si tratta di una transazione, ma di un tempo sospeso e gravido di incertezze che minaccia la disarticolazione o addirittura di inibire la formazione di una società civile e di una sfera pubblica europea."

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